Il giardino di fiori di carta - cap. I, 2009

Certe mattine ti svegli, quando è ancora notte, accanto a una sconosciuta che dice di essere tua moglie. Ti tradisce da un anno con il primo che le è capitato; e il primo che le è capitato è più giovane della somma dell’età dei tuoi figli. 
Guardi l’orologio, vedi che sono le quattro e non te ne curi: alle cinque sarai ancora sveglio. Pensi che l’amante di tua moglie, solo perché dorme dove a te non riesce, incarni idealmente la dimensione del compagno che non sai essere ed è così dai tempi in cui hai iniziato a frequentarlo.
Scendi dal letto, senti il freddo che fanno le piastrelle in un brivido, in quella carezza di porcellana rara in cima al collo e sotto i capelli, ed è come farsela addosso, fino in fondo al corridoio.
Sposti l’interruttore: sul tavolo della cucina ci sono i rimasugli delle schifezze con cui sei solito intrattenerti quando tutti a casa dormono, a cominciare dalle impronte di Nutella sul tappeto chiaro.
Fissi quelle porcherie ansimando, hai le formiche in testa, ma ti sembra di ricostruire ugualmente il loro percorso fatto di briciole fino al bordo del lavello, dove l’acqua provvede sempre a ucciderne qualcuna. Qualcuna.
Qualcuna potrebbe essere una moglie tutte le mattine, o anche solo per qualche notte, ma nessuna donna può essere una moglie per sempre [...]

[manuel mines minnella, il giardino di fiori di carta - cap. I, 2009]

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